30x30 - 11. Venticinque aprile 1994
Parklife dei Blur e Music for the Jilted Generation dei Prodigy
Il 1994 è stato un anno memorabile per la musica di ogni genere: allora avevo sedici anni e ho avuto la fortuna di ascoltare, proprio quando uscivano, una serie di capolavori che hanno segnato la storia. Per voi ho selezionato 30 dischi che mi porto dentro da trent'anni: li ho scoperti da adolescente e non li ho più abbandonati. Io sono Francesco Locane e questo è 30x30: il mio 1994 in musica.
Il 25 aprile 1994 centinaia di migliaia di persone sfilano sotto la pioggia a Milano per difendere i valori della Costituzione e dell'antifascismo e per esprimere dissenso verso i partiti vincitori delle elezioni, Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord. Nello stesso giorno esce un album che ci porta con un balzo dall'Italia della seconda repubblica a un Regno Unito ancora impantanato nel thatcherismo. Si intitola Parklife, è il terzo disco dei Blur, e viene anticipato in marzo da un singolo che rimane tuttora una pietra miliare della Cool Britannia e del britpop: “Girls & Boys”.
Conosco i Blur proprio con questo brano e con il videoclip che lo accompagna, che mi premuro di registrare su VHS nonostante l'abbia già visto decine di volte. Nella canzone, che parla di promiscuità sessuale, vacanze e divertimento, c'è un lato scazzato, sghembo e stonato che mi affascina. Sono aspetti che tornano nei testi e nei suoni di tutto il disco, un racconto realistico e ironico al tempo stesso di ciò che è la gioventù nell'Inghilterra di fine secolo.
Se la coppia di “End of a Century”, che abbiamo appena sentito, è raggelata sul divano sotto le luci bluastre della TV, in “London Loves” l'amore è solo un antidoto alla noia e in “Clover over Dover” è ragione di vita o di morte. E come dimenticare il romanticismo struggente e intriso di malinconia di “To the End”, in cui canta anche Laetitia Sadier degli Stereolab.
Già da questi ascolti si comprende quanto Parklife sia un album maturo e pieno di idee, che amplia enormemente il discorso intrapreso con l'esordio Leisure, del 1991, e con il successivo Modern Life Is Rubbish, pubblicato nel 1993 dalla band formata da Graham Coxon, Alex James, Dave Rowntree e Damon Albarn. Proprio quest'ultimo già nel 1990 dichiara alla stampa:
Quando uscirà, il nostro terzo album ci assicurerà il posto come band inglese per eccellenza degli anni '90. Questa è una semplice constatazione. Intendo scriverlo nel 1994.
Una previsione azzeccata, direi, anche se mi pare già di sentire le proteste dei fan degli Oasis, che nello stesso anno debuttano con Definitely Maybe. A costo di perdere ascoltatori, vi confesso che la band dei fratelli Gallagher non mi ha mai fatto impazzire, mentre i Blur sì, sin dalla primavera di trent'anni fa. Anche perché, sempre in quegli anni, comincio a frequentare corsi estivi in Inghilterra: abituo il mio orecchio alla lingua d'Oltremanica e il mio occhio a quell'insieme di elementi, umani, culturali, sociali e naturali, che rendono unico il sud della Gran Bretagna. Molti di questi fattori costituiscono il tessuto vitale dell'album, compresa la title track, in cui recita l'attore Phil Daniels.
“Parklife” fotografa con sguardo disincantato ciò che accade in un giorno qualsiasi in un parco, spazio fondamentale di ogni agglomerato urbano inglese. I Blur riescono a celebrare (o a denigrare) ogni singolo ambito della vita nel Regno Unito, dalle festività del “Bank Holiday”, con quello che è probabilmente il pezzo più aggressivo in scaletta, al leggendario bollettino dei naviganti della BBC, trasformato in pura poesia nella struggente “This Is a Low”.
Tuttavia la scena musicale britannica di metà anni Novanta non è solamente dominio del britpop: accanto alle sonorità di Blur e Oasis ce ne sono altre che mi colpiscono duramente, sebbene allora non le comprenda del tutto. Proprio nel luglio del 1994, mentre passo qualche settimana nella cittadina costiera di Bournemouth, nel Dorset, dividendomi tra lezioni di inglese, cotte estive e divertimenti vari, esce Music for the Jilted Generation, secondo album dei Prodigy.
La formazione usa campionamenti, sintetizzatori e tastiere per creare una miscela esplosiva di elettronica, rock e dance. Nel mirino dei Prodigy non c'è solamente la deriva commerciale del movimento rave, di cui la band è tra i capostipiti, ma anche il governo britannico: infatti nel 1994 viene approvato un insieme di leggi, conosciuto come Criminal Justice Bill, che di fatto criminalizza i party illegali, soprattutto quando viene diffusa musica che, citando la norma, consiste in “suoni caratterizzati principalmente o interamente da una successione di beat ripetitivi”. L'abbiamo ricordato all'inizio della puntata: assembrarsi per manifestare dissenso nei confronti di un governo o per ballare è vitale oggi come allora, da Milano alle periferie inglesi.
E quindi concludiamo la puntata con il “Fottetevi voi e la vostra legge” che risuona in “Their Law” dei Prodigy: ascoltatela e nel frattempo, se vi va, seguitemi qua e là sui social. Vi ricordo che la versione audio va in onda all’interno di Playground, la trasmissione di Elisa Graci su Radio Popolare, e che potete ascoltarla anche qua:
Grazie, il prossimo appuntamento con 30x30 è per il 3 maggio 1994. Pardon, 2024.